Che cosa significa oggi per un’azienda essere innovativa?

Non possiamo più accontentarci di equiparare l’innovazione all’introduzione sul mercato di un nuovo prodotto o servizio.

Il termine innovazione oggi va identificato con una vera e propria cultura multidimensionale del fare impresa e presuppone una profonda conoscenza dei mercati, l’apertura alle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e una spiccata sensibilità sociale e ambientale.

 

L’innovazione delle PMI in 10 punti

 

  1. Flessibilità

Il mercato attuale è caratterizzato da ambienti iper-dinamici e sempre più fluidi, nei quali le aziende per essere innovative devono imparare a muoversi in modo agile, adottando la flessibilità come fattore competitivo e di vantaggio.

Innovare oggi significa avere il coraggio di uscire dalla propria comfort zone, differenziando servizi e processi. Questo è possibile solo aprendosi a nuove soluzioni e iniziative, padroneggiando le ultime tecnologie e dotandosi di strumenti adeguati. È oggi fondamentale diversificare gli investimenti attraverso l’individuazione di flussi di entrate alternativi, la revisione delle catene di approvvigionamento, l’ingresso in nuovi mercati geografici e il miglioramento costante dell’esperienza online dei clienti.

 

  1. Anticipare il futuro

“Vedere il cambiamento prima che accada”. È così che potremmo riassumere la necessità sempre più impellente per una PMI di imparare ad anticipare i cambiamenti e prevedere le future esigenze dei clienti.

Va acquisito un orizzonte programmatico che non sia solo di breve termine, ma che sappia guardare ai trend sociali e tecnologici, rendendoci consapevoli delle trasformazioni in atto e dei rischi correlati.

Questo è possibile solo equipaggiandosi di software di analisi predittiva in grado di elaborare simultaneamente e in tempo reale un’enorme mole di dati e di restituire informazioni essenziali per prendere decisioni e definire le strategie.

 

  1. Leadership e decentramento dei processi decisionali

Fare innovazione oggi risiede nella capacità dell’imprenditore di rimodulare la tradizionale struttura gerarchica aziendale, che vedeva nella sua figura il ruolo di decisore e destinava ai collaboratori le sole funzioni esecutive.

Un leader che intende rendere davvero competitiva la propria azienda dovrebbe superare i persistenti timori legati allo sviluppo delle competenze dei propri dipendenti, mettendoli non solo nelle condizioni di conoscere la vision e gli obiettivi aziendali, ma anche di sentirsi parte attiva nella loro definizione.

“Appiattire” la piramide abilitando i nodi periferici, includere e informare i collaboratori, ascoltare e considerare le diverse voci sono alcune delle scelte che un imprenditore dovrebbe compiere per creare un team più motivato, responsabile e predisposto alla collaborazione, oltre che per gestire meglio i rischi e rispondere più prontamente alle mutevoli condizioni di business, liberando al contempo tempo utile da dedicare alla strategia.

 

  1. Nuove catene di fornitura

Gli ultimi eventi geopolitici hanno evidenziato in modo drammatico quanto le catene di approvvigionamento siano troppo estese ed eccessivamente dipendenti da fornitori vulnerabili.

Appare allora necessario il passaggio da modelli lineari e centralizzati di fornitura a reti decentralizzate di dimensioni minori, che si avvalgano anche di produzioni su richiesta.

Questa scelta consente di superare i limiti fisici delle proprie supply chain, ottenendo risultati migliori con un minor sforzo, come una maggiore soddisfazione del cliente raggiunta in modo economicamente vantaggioso, grazie alla gestione contemporanea di un numero maggiore di ordini e alla riduzione degli sprechi.

 

  1. Luogo fisico e luogo virtuale

Favorevoli o scettici che siamo, dobbiamo riconoscere sia in corso un inarrestabile processo di integrazione fra mondo fisico e virtuale, che porterà a vivere sempre più esperienze proprie della “corporalità” in una dimensione virtuale e renderà al contempo il vissuto virtuale sempre più realistico.

Risulta quindi strategico prendere confidenza con questa trasformazione in atto e imparare a padroneggiarla, considerando la realtà virtuale non come sostituzione minacciosa ma come espansione del mondo fisico, capace di creare nuovo valore per le organizzazioni e le persone coinvolte.

 

  1. Gli spazi di lavoro

L’innovazione richiede anche una rimodulazione degli spazi di lavoro interni ad un’azienda, prevedendo un numero sempre minore di postazioni fisiche assegnate ai singoli a favore di aree condivise, dove gruppi di colleghi possono lavorare insieme in modo flessibile.

Per fare innovazione è necessario un ambiente di lavoro florido, stimolante e creativo. Essa, infatti, non passa solamente dal dipartimento “Ricerca e Sviluppo”, ma è una responsabilità di tutte le divisioni aziendali, chiamate a sostenere il dialogo interdisciplinare continuo tra l’organizzazione interna e gli stakeholder esterni.

 

  1. Formazione continua del personale

Un aspetto non trascurabile in un’azienda è l’aggiornamento continuo delle risorse umane, poiché i cambiamenti tecnologici, oggi più rapidi che mai, rendono le competenze presto obsolete. Appare dunque essenziale investire in formazione e progetti digitali di “scuola diffusa”, organizzando workshop con esperti di settore e promuovendo momenti di confronto su casi di successo.

 

  1. Collaborazione

Al giorno d’oggi sono poche le imprese di successo che fanno innovazione esclusivamente all’interno dei propri centri di ricerca e sviluppo. Le aziende si innovano volgendo lo sguardo al di fuori delle mura aziendali e accogliendo proposte, confronti e collaborazioni con un nutrito network di contatti.

Università, centri di ricerca e startup diventano così interlocutori stabili e assumono quasi la funzione di “sedi distaccate” in cui sono forgiate idee, sviluppati nuovi prodotti e generate fonti alternative di ricavo. È dall’incontro e dal dialogo costante fra la strategia e la visione dell’imprenditore e l’evoluta conoscenza di esperti e studiosi che nasce la vera innovazione, conosciuta con il nome di “open innovation”.

 

  1. I mercati digitali

La trasformazione digitale delle imprese ha reso possibile la nascita di nuovi sorprendenti canali commerciali, operanti sia a livello locale che globale. Le piattaforme di vendita online hanno rivoluzionato il modo di internazionalizzare le aziende, semplificando tutti gli aspetti complessi e costosi dell’export tradizionale e fornendo una nuova strategia di diversificazione dei rischi. Questo ha implicato una ridefinizione degli attori in gioco, rendendo meno strategiche alcune figure tradizionalmente fondamentali (come importatori e distributori) ed attribuendo notevole rilevanza ad altre (come quelle che operano nel segmento logistico).

La vendita online consente di superare molti dei limiti insiti nel negozio fisico: innanzitutto quello geografico, raggiungendo una clientela molto più vasta e completamente svincolata dal criterio di prossimità, in secondo luogo quello spaziale, con la possibilità di esporre una selezione di prodotti molto più ampia e varia, e infine quello temporale, con l’eliminazione degli orari di apertura e chiusura del punto vendita.

 

  1. I dati come risorsa

I dati rappresentano la risorsa più preziosa in mano alle aziende: raccontano i trend, spiegano il fatturato, forniscono uno spaccato sull’utenza, restituiscono analisi predittive e di mercato.

Una PMI oggi deve agire necessariamente in “real-time”, ossia deve essere capace di raccogliere e analizzare i dati senza inutili latenze e ritardi, garantendo una visione unitaria e coerente delle dinamiche d’impresa. L’infrastruttura e la strumentazione digitale è indispensabile per operare in modo coordinato e sinergico e per compiere scelte consapevoli su cui fondare le strategie di medio-lungo termine.

 

Innovare oggi significa adottare una visione sempre più interconnessa ed essere disponibili a mettere in discussione abitudini consolidate a favore di nuove azioni più performanti. Come affermava Darwin a proposito dell’evoluzione delle specie: “non è la più forte di esse che sopravvive, né la più intelligente, ma quella che si adatta meglio al cambiamento.”